Un indice della qualità ambientale marina.
Vive tra 1 e 30 metri di profondità, eccezionalmente e solo in acque molto limpide fino ai 40 metri.
Sopporta temperature comprese fra i 10 e i 28 °C. È una pianta che necessita di valori di salinità relativamente costanti per cui difficilmente si trova nei pressi di foci di fiumi o nelle lagune. Ha bisogno di una forte illuminazione, per cui la luce è uno dei principali fattori limitanti. Colonizza i fondali sabbiosi o detritici ai quali aderisce per mezzo dei rizomi e sui quali forma vaste praterie, o posidonieti, ad elevata densità (oltre 700 piante per metro quadrato).
Specie presente solo nel Mare Mediterraneo
Questa specie si trova solo nel Mar Mediterraneo; occupa un’area intorno al 3% dell’intero bacino (corrispondente ad una superficie di circa 38.000 km2), rappresentando una specie chiave dell’ecosistema marino costiero.
Un segnale inequivocabile dell’esistenza di una prateria di posidonia è la presenza di masse di foglie in decomposizione (dette banquette) sulla spiaggia antistante.
Hanno una notevole rilevanza nella protezione delle spiagge dall’erosione.
Sulle spiagge si trovano inoltre, e soprattutto in inverno, delle sfere marroni formate da fibre di posidonia aggregate dal moto ondoso e dette egagropili.
I resti di Posidonia oceanica – così come anche tronchi, rami, canne, foglie ed alghe – il WWF raccomanda di lasciarli dove il mare li deposita.
Foto: Sito di Importanza Comunitaria (SIC) l’area marina antistante Terracina
Il SIC IT6000013 “Fondali tra Capo Circeo e Terracina” appartiene alla regione biogeografica Mediterranea, occupa una superficie di 3847.0 ha, è localizzato nella Provincia di Latina ed interessa i Comuni di San Felice Circeo e Terracina.
Per gli esperti del WWF, «la presenza di resti di posidonia sulla spiaggia è indice di alta qualità ambientale, molto meglio di una “bandiera blu”.
I Comuni dovrebbero quindi andarne fieri e non far di tutto per rimuoverne ogni indizio!
La degradazione delle foglie è alla base delle catene alimentari costiere, garantendo così una pesca abbondante e i cordoni che si spiaggiano sono un formidabile strumento per smorzare la forza delle onde e consentire alla sabbia di depositarsi ed essere trattenuta. Tuttavia se proprio si ritiene indispensabile rimuovere depositi considerati eccessivi, ci si limiti a spostarli con grande accortezza al margine della spiaggia, al piede della duna, dove con il tempo verranno coperti dalla sabbia e dalla vegetazione dando vita ad un nuovo cordone dunale; oppure possono essere ammucchiati dove non danno fastidio ma alla fine dell’estate andranno restituiti alla riva.»
Fonti: Wikipedia, architetturaecosostenibile.it