Terracina nella mitologia. La città dove Ulisse salì per guardare Eea (Circeo)

Terracina nella mitologia

Nei racconti mitologici la città fu identificata con il paese dei Lestrigoni o con la sede della maga Circe (Odissea).

L’Acropoli di Terracina, fu il luogo da cui, come racconta Omero, Ulisse salì per guardarsi intorno, osservando il contorno dell’isola Eea (attuale promontorio del Circeo).

Mosaico con la nave di Ulisse durante l’episodio delle Sirene da una casa di Thugga (Tunisia), II-III secolo d.C. (Museo del Bardo)

Se storia e la leggenda combaciassero, allora sul Pisco Montano avrebbero dovuto esserci le attrezzature della nave di Ulisse, messe in deposito, in attesa della ripartenza dell’eroe per Itaca.

Altre ipotesi identificherebbero Terracina nella città di Lamo, un florido centro abitato dai Lestrigoni, nel cui porto sarebbe approdato Ulisse.

“Bello e ampio n’è il porto; eccelsi scogli Cerchianlo d’ogni parte, e tra due punte, Che sporgon fuori e ad incontrar si vanno, S’apre un’angusta bocca…”

L’identificazione con la città di Lamo deriverebbe dalla descrizione che Strabone fa di Terracina, caratterizzata dall’asprezza de’ montuosi scogli, a quale è sovrapposta.

Un porto, quindi, quello di Lamo, che sarebbe stato circondato da alti scogli, delimitato in modo da lasciare solo uno stretto ingresso. La città vera e propria, poi, si trovava più in alto, tanto che, per raggiungerla, una volta sbarcati, si doveva:

“La via diretta seguitar, per dove i carri conducevano alla cittade dagli alti monti la troncata selva.”

Il centro abitato era quindi situato in collina, a ridosso dei monti più alti.

Il 7 aprile del 1848 a Roma su un muro in opera reticolata di un portico all’interno di una domus di via Graziosa sull’Esquilino furono rinvenuti una serie di affreschi con paesaggi dell’Odissea collocati nella parte alta della parete dell’ambiente principale. I soggetti sono i viaggi di Ulisse con sfondo di paesaggi.

Roma – Un affresco raffigurante Pisco Montano ritrovato nella Domus di via Graziosa sull’Esquilino

La rappresentazione è molto minuziosa, col nome di ciascun personaggio scritto vicino in greco, con un accurato filologismo che lascia supporre la presenza di modelli ben precisi, magari forniti dalle illustrazioni dei poemi effettuate nell’ambito della Biblioteca di Alessandria.

Gli affreschi vennero distaccati dalle pareti della domus, acquistati dal Comune di Roma e successivamente donati pochi anni dopo al Pontefice Pio IX. Nelle operazioni di distacco il ciclo fu diviso in otto scomparti, con il taglio a destra e sinistra dei pilastri interni; gli otto pezzi furono poi ricongiunti a due a due in modo tale da formare quattro quadri rettangolari.

Gli affreschi presentano alcuni aspetti che richiamano fortemente alla mente una Terracina di 2000 anni fa, a cominciare dalla forma rocciosa che richiama il Pisco Montano.

Secondo una leggenda erudita, riportata da Dionigi di Alicarnasso, invece, i primi colonizzatori del territorio terracinese furono alcuni profughi di Sparta che si sarebbero stabiliti a Feronia, ai piedi del Monte Leano, dove poi sorse un luogo di culto dedicato a tale divinità.

Fonte: Wikipedia

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